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Cento, 18 ottobre 2012

 

 

NO alle “24 ore” per i docenti delle Scuole Superiori di primo e secondo grado

 

ARTEM DOCERE, Associazione Nazionale Docenti Disegno e Storia dell’ arte

 

        

All’ interno del nostro Paese sappiamo dialogare tra soggetti che vivono e lavorano, parte di uno stesso sistema sociale? E’ una grande opportunità essere consapevoli delle realtà lavorative e professionali di ognuno e comprenderle, valida per tutti, per il miglioramento della nostra stessa società.

Ma chi ha importanti responsabilità, o concorre alla costruzione della nostra vita politica e, soprattutto, il nostro Governo ha precisamente il dovere di non mascherare il carattere dei ruoli di chi opera nei settori lavorativi, delle risorse umane, di conoscerli a fondo e tutelarli.

Mi riferisco alla “Legge di stabilità” che sta per essere votata in Parlamento, e ai suoi contenuti che interessano il settore “scuola”, in particolare, al comma 42 dell’art. 3 che prevede l’ estensione dell’ orario di cattedra del personale docente della scuola secondaria di primo e di secondo grado, incluso quello di sostegno, dalle attuali 18 a 24 ore settimanali.

Una misura che aggrava in modo arbitrario il già pesante carico di lavoro dei docenti, abbassando il livello di qualità dell’ istruzione, già duramente intaccato dalla recente riforma della scuola secondaria.

Un paese civile non può accettare che il settore Scuola venga ripetutamente colpito, per “risparmiare risorse economiche” e che i suoi lavoratori, i docenti, lesi nei diritti contrattuali, siano costretti a un carico di lavoro paradossale:

<< Le 18 ore in cattedra, cioè quelle in cui il docente è in classe con gli studenti, costituiscono un processo di lavoro intellettuale e di responsabilità, frutto di un esito di articolato lavoro a monte. A cominciare dalla Programmazione Didattico-Educativa, alla didattica quotidiana individualizzata, per l’ integrazione di alunni stranieri e svantaggiati, scelta dei metodi, dei sussidi, libri di testo; verifiche, viaggi d’ istruzione…aggiornamento professionale, nonché alla necessità di adeguamento di conoscenze e del fare in relazione alla complessità della scuola ( coordinamento, circolari; normativa …rapporti con la segreteria didattica e segreteria docenti, con la dirigenza).

In classe, con gli studenti, i docenti mettono in atto strategie di relazione e didattiche altamente impegnative, rispetto al gruppo studenti e in relazione ad ognuno, diverso soggetto che va anche ascoltato, nella molteplicità!

Ogni docente ha più classi, fino a nove (ma a volte anche più), riferendoci alle discipline di studio obbligatorie per tutti nei vari indirizzi di studio. Per comprendere il reale carico orario settimanale dei docenti necessario al solo fine di mettere in opera la didattica, le strette “18 ore” , occorre moltiplicare 18 x 2, perciò, minimo 36 ore. Ma non è finita.

Non abbiamo ancora calcolato quante ore necessitano ai docenti per svolgere tutti i compiti funzionali all’ insegnamento, perchè tra questi vi sono anche la correzione dei compiti, la valutazione, numerica e in giudizi, la compilazione dei registri cartacei e on-line, le relazioni continuative con le famiglie (che possono variare, 2 o 4 ore al mese), le relazioni finali. Impossibile calcolare quanto tempo occorra per la sola correzione di centinaia di compiti, i docenti lo fanno di giorno e di notte, di sabato e di domenica.

Inoltre, occorre calcolare le ore per gli impegni d’ Istituto, attività collegiali:

Consigli di Classe mensili: 1 o 1 ora e mezza per ogni classe: fino a 40 ore annue;

Riunioni dei Collegi Docenti, dei Dipartimenti per la Programmazione, Relazioni periodiche con le famiglie: 40 annue;

Scrutini: 1 ora per classe x tre periodi: ore che non si computano, ma che possono arrivare fino a 30/40 ore annue;

Esami integrativi, esami finali, esami di stato e relative attività di valutazione e scrutinio.

Il numero di classi influisce sul carico di lavoro complessivo, anche quando le programmazioni sono equivalenti.

 

Ora, paradosso tra i paradossi, con i provvedimenti definiti “Legge di stabilità” , si vorrebbe che i docenti stiano in classe 24 ore alla settimana: chi già insegna su nove classi, ne avrebbe dodici. Classi di trenta alunni senza identità, circa quattrocento studenti. Il carico di lavoro complessivo dei docenti arriverebbe a sfidare le 70 ore settimanali, e molto di più!

 

Attualmente, tutti gli impegni richiesti sono già distribuiti in orari diversamente articolati durante il giorno, per lo più in servizio tra gravosi buchi orari.

Poiché per svolgere questo lavoro, caratterizzato da 18 ore di lezioni frontali, il docente è sottoposto a circa 60 ore di lavoro alla settimana (ogni ora di lezione, infatti, va moltiplicata almeno per tre, per capirne il peso), viene da chiederci: come si può accettare che in questo Paese un docente venga anche malamente retribuito!

I docenti stanno ancora aspettando, da anni, l’ adeguamento stipendiale ai parametri europei, perché in fatto di mole di lavoro, ne superano già la soglia dello “standard medio”; dal 2010 hanno subìto il blocco della progressione di carriera fino al 2015; le condizioni di lavoro, precariato, esubero, trasferimenti obbligatori costituiscono un ulteriore aggravio, in seguito ai tagli operati dalla riforma gelmini. Aumentare di 6 ore settimanali l' orario di lavoro sulla cattedra significa ancora licenziare: un docente ogni tre. 

 

L’ orario di lavoro dei docenti è materia contrattuale, non certo una legge può sovvertirlo.

 

No, alle 24 ore di lezioni per i docenti della scuola secondaria.